Wednesday, December 3, 2008

Christmas Past

Il nostro, all’epoca, i primi anni settanta, non era ancora un crimine ecologico. Andare nei boschi innevati sotto natale a cercare un pino, “il” pino, era ancora un atto retto dalla natura, un atto antico, ancestrale, atavico.

Mio padre non parlava. Cercava.

C’è un vecchio cantico di natale in inglese che celebra il buon re cecoslovacco Wenceslau: a Santo Stefano guarda fuori, e si accorge di un poveraccio infreddolito nella neve. Esce, pieno di buoni intenti, e senza dubbio un principesco pasto serale, e gli porta dei doni. Dietro di lui, fatica un piccolo paggetto. Il tenero re lo fa camminare mettendo i suoi piedini dentro le impronte reali.
Io, nel bosco dei pini nel tramonto scozzese, non mi sono persa semplicemente perché amavo quel cantico. I piedi di mio padre erano grandi, e io ero presa nel mio ruolo di paggio al seguito del re. I piedi di mio padre mi proteggevano contro ogni male, contro gli elfi, gli spiriti, le fate che mi avrebbero rapita, lasciando a mio padre un changeling, una bambina fata. Ma mio padre era più forte di loro, era enorme, e soprattutto aveva dei possenti stivali di gomma che lasciavano delle impronte importanti.

Senza quelle impronte stile re Wenceslau io mi sarei persa. Perché io possedevo una cosa unica. Una cosa incredibile. Io possedevo un paio di stivali di gomma arancione (e fin qui vi concedo il vostro non-stupore) con delle suole stampate che lasciavano sulla neve le impronte di sei tipi di uccellino. Nessun altro aveva stivali simili, e nonostante le mie ricerche, non li ho mai più trovati.
Mio padre riconosceva subito l’albero.

Al ritorno, lo trascinava, questa volta chiacchierando, raccontando di come lo avremo messo in un vaso, come lo avremo decorato. Io facevo finta di aiutare, tirando su la punta con la massima cura: la punta è fondamentale per un albero di natale. Mio padre mi lasciava fare, sapendo che reggevo invece ben poco. E io sapevo che sapeva, e mi faceva fare per gentilezza, e mi scoppiava il cuore di amore. E lui sapeva che io sapevo che sapeva, e gli scoppiava il cuore per amore. Questo però l’ho capito solo tanti anni dopo, d’estate, quando ormai ero donna, e da una stanza all’altra i nostri sguardi si sono incontrati.

Mia madre mi chiama ogni anno quando ha finito di fare l’albero, ormai un albero commerciale, ecologico, non si va più nei boschi. Io chiudo gli occhi. Cammino intorno all’albero. Piazzo i miei piedini in impronte grandi. Respiro la pulizia della neve del bosco, sento il bruciore del freddo crepuscolare. Mi sento piccola. Cerco la mano di mio padre. E la trovo. Sempre.

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