Wednesday, January 2, 2008

Scoop a Baltimora

- Cara, che c’è? chiese Doug.
- E’ successo di nuovo quella cosa rispose sua moglie Jane. Quella del mese scorso.
- Ancora? Sicura?
- Sì.
Con una mano Doug tirò su le coperte per coprire il suo imbarazzo. La camicia del pigiama invece ce l’aveva ancora addosso.
Jane lisciò e sistemò la sua camicia da notte che non si era tolta.
- Ma cos’è che succede esattamente?
- Non so. Mi piace. Lo facciamo come ogni mese. Poi comincia come un solletico lì. Poi mi piace di più, e tutto d’un tratto è come l’esplosione di una bomba a mano.
- Una bomba a mano? Scusa, ma tu quando hai visto una bomba a mano?
Doug era confuso.
- Ho visto un film in TV da Marjory, e c’era un soldato e ha lanciato una bomba. Santo cielo, che disordine!
- Quindi senti il disordine?
- Scusa?
- Ciò che provi è il disordine, è quello che ti piace?
- Ma santo cielo no! Non sopporto il disordine! Pensa che ieri ho aperto il cassetto delle tovaglie, e non hai idea, tutto disfatto! Niente piegato come si deve, gli orli non erano in linea! Devo proprio parlare con Betsy.
- Con Betsy? Del piacere?
- Ma no! Delle tovaglie. Le domestiche vanno tenute in riga. E’ proprio stancante.
- Cosa, il piacere?
- No, no. Le tovaglie, le domestiche. Però sì, anche il piacere. Mi viene sonno dopo. Mi sento proprio un gran sonno addosso.
Doug era preoccupato. E se ci fosse qualcosa che non andava con Jane? Poteva essere l’inizio di quella cosa di sua nonna, che si appisolava sempre e poi non capiva dove o chi era.
Doveva fare qualcosa.
E soprattutto forse non doveva più fare quella cosa una volta al mese. Sua moglie poteva ammalarsi.

Le scarpe di Dottor Stolper scricchiolavano mentre camminava su e giù davanti alla coppia seduta sul piccolo divanetto in pelle scura.
- Mi descriva ancora ciò che ha provato, signora.
- E’ come una bomba a mano.
- Proprio una bomba a mano? Non un dispositivo telecomandato? Militare o domestico? Magari un molotov?
- Ah… non saprei…
- Hmm. L’intensità di questa esplosione su una scala da 1 a 10?
- Direi 15.
- Durata? Tre minuti? Dieci minuti?
- Qualche secondo, più di 5 e meno di 15, varia.
- In base a cosa?
- In base a quanto mi piace.

Il dottore la contemplò. Poi contemplò il divano in pelle scura.
- Signora, io e i miei colleghi dovremo eseguire una lunga serie di esami invasivi. Dovrà pazientare. Mi scusi un momento.
Alzò la cornetta del telefono.
- Dottor Brody, può venire qui un momento? Ho un caso affascinante. Di grande valore scientifico. Venga. E già che c’è, chiami suo cugino, quello che fa il giornalista al Baltimora Times…

(NdA: questo racconto si base su questo pezzzo)

4 comments:

Anonymous said...

Ho una mezza idea di cosa intendano questi dottori per esami invasivi :-)

Anno nuovo, blog nuovo? Bella l'idea di fare racconti di meno di 2600 battute (blogtales, no?), ma soprattutto è sempre frizzante la tua verve e il tuo spirito ironico, e delizioso il pezzo iniziale tra Jane (ehm) e Doug: mi sembrano battute di un dialogo teatrale.

Bhuidhe said...

Angelo: quando ho visto il nome che lo scrittore di grande spirito ironico ha usato nel suo pezzo che riporto su Granepadane, non potevo non sentirla mia la storia... se non altro per solidarietà...

Senti, ma gli esami invasi non sono mica i prelievi del sangue? Ho frainteso? ;-)

Zu said...

Sarà mica la stessa Jane che aveva il post-it sulla fronte il mattino dopo?

Bhuidhe said...

Zu: bravo! Questo è il "prequel": dopo la pubblicazione dei risultati della serie di esami invasi, la fama di questa équipe di medici è diventata tale che il vasto numero di pazienti che richiedevano di essere sottoposti agli stessi esami ha reso necessario l'uso dei post-it per non confonderle.
Sono medici di rigorosa professionalità.